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LA CLASSE NON SI SCIACQUA

Tanto si è dibattuto in merito l'articolo apparso, il 10 dicembre, sulla rubrica spettacoli de il Giornale.it. Il tema? Anzi, la critica? Chi influenzano i book influencer.


Mezzo busto di donna intenta a leggere e sfogliare riviste e quotidiani.


Purtroppo nel pieno dell'acceso dibattimento ero fuori città e non sono riuscita ad esprimermi come avrei voluto sull'argomento, affido quindi al blog (diario?) il mio sproloquio in merito alla questione.

Poiché il Dott. Giubilei cita un abbassamento generale della qualità della letteratura, dopo aver letto con estrema dovizia il suo scritto mi sento, come esperta di comunicazione e amante della letteratura come della nostra lingua italiana, di citare il buon caro Leopardi:

“Le lingue sono sempre il termometro de' costumi, delle opinioni ec. delle nazioni e de' tempi, e seguono per natura l'andamento di questi.”

Toni così rudi, al limite dello spietato, volti unicamente alla distruzione verbale, piuttosto che al dibattere critico non sono consuetudine di un fine critico letterario o di un buon giornalista.

Inoltre, la nostra lingua ci ha fatto dono di molteplici sinonimi e contrari e la parola ripugnante, suvvia, che forzatura! Riprendendo il caro Oscar Wilde "In bene o in male purché se ne parli, eh?"


Comunque il discorso è molto complesso e spartendo la carne dalle ossa, come dicono nel meridione, è necessario essere critici ed estremamente obbiettivi per avere una visione chiara a 360° della situazione.


Il Dott. Giubilei nell'esporre il fenomeno "Influencer" è stato molto approssimativo e sbrigativo.

Prima cosa, dato che cita fotografie accattivanti e la piattaforma social Instagram avrei più opportunamente parlato di Bookstagrammer o Instablogger, sono termini decisamente più precisi.

Ha spiegato la questione sotto il punto di vista di un Giornalista Letterario e non da Social Media o quanto meno da comunicatore. Se argomentato con meno ego e meno astio nei confronti dei colleghi 2.0, forse, il suo punto di vista sarebbe stato probabilmente più comprensibile, ma comunque è ormai un dato di fatto: critici e influencer sono le due facce della stessa medaglia.


Il mondo è in continua evoluzione e ha posto in essere le aziende (case editrici comprese) a trovarsi davanti esigenze diverse, dover arrivare al proprio pubblico con metodi nuovi, a fronte anche delle difficoltà delle testate giornalistiche (sulle quali critici e giornalisti culturali dibattono e pubblicano il più delle volte) di dover "approdare" su nuovi lidi, dalla carta stampata ormai obsoleta, al web con i suoi problemi di fruibilità e gestione dei contenuti. Quindi anche le pubblicità, i consigli di lettura, le recensioni e quant'altro arrivano con più difficoltà al fruitore ultimo: il lettore.


Può essere chiaro, ad un occhio più attento, il timore di soccombere del "ceto elevato" e il voler puntualizzare nuovamente i ruoli evidenziandoli nell'articolo, è una sorta di "chi urla più forte" quindi si pone sotto il riflettore le domande chiave della questione "Ma alla fine cosa fanno realmente questi Influencer?" e "Che competenza hanno per farlo?" ed infine "Bastano due fotine (il diminutivo è voluto), ricevono like e diventano importanti?".

Tutto questo però è solo fumo negli occhi.


I ruoli dei tre protagonisti chiamati in causa sono del tutto differenti: il critico letterario, il giornalista culturale e il book influencer operano ognuno a livelli diversi, contribuendo ad arricchire il mondo dell'editoria chi con la sua professionalità chi con le sue potenzialità.

Ho usato la parola potenzialità, non a caso, perché chi sminuisce le persone seguite da molti followers, su qualsivoglia social, fa un grande torto alla loro creatività, al loro carisma e alla loro capacità di creare contenuti che hanno in risposta feedback continui.

Infatti uno dei primi punti focali del Marketing e della Comunicazione è creare Engagement. E credetemi non è semplice come sembra. Creare empatia, fiducia, etc...Alle persone alla fine di cosa fai durante il giorno, di cosa leggi, o di cosa indossi, ma cosa gli interessa?


Con questa passione costante, quelli che sgarbatamente vengono additati come Influencer, diciamo che il termine inglese non aiuta, gli appassionati di libri (in questo caso) condividono la loro esperienza e i loro consigli di lettura sul web. La buona dialettica, la buona analisi del libro (si spera!), il carisma etc... sono poi gli ingredienti alchemici di nuova generazione che ha aiutato le case editrici a divulgare le copertine e i titoli, perche ricordate sempre di immagini si parla, sulla rete di Instagram e d'intorni. Come il World Wide Web ci insegna, è sempre questione di tessere una ragnatela! Qualcuno prima o poi ci resta impigliato, è questione di tempo.




In conclusione, i book influencer influenzano? No, in una visione di macro gruppo, a meno che non parliamo di Chiara Ferragni. Ma comunque sono pochi i followers di Chiara Ferragni che si possono permettere il suo tenore di vita, pertanto a livello di vendite percentuali coloro che influenza sono irrilevanti per le aziende a livello di fatturato.

Quindi i book influencer apportano il loro contributo, in proporzione, nella loro cerchia di followers NON perché contribuiscono alla venduta di un N numero di libri per far felici le case editrici; bensì perchè permettono la circolazione di un "corridoio" (salotto lo lasciamo a posizioni più elevate) letterario continuo e perpetuo. Come un brusio continuo delle voci di corridoio a scuola durante il cambio dell'ora, dove non si parla d'altro che di libri, affinché non si perdano mai nel corso del tempo, che sia Emily Bronte, Umberto Eco, Elena Ferrante e così via...

É questa forse, nella società attuale, la missione ben più importante che si sono prefissati gli Influencer...senza nemmeno saperlo e senza chiedere un appuntamento.


Fortunatamente posso permettermi di fare queste dovute analisi in virtù della mia preparazione in Comunicazione e in Linguistica e Letteratura Italiana avendo avuto l'onore di conoscere e apprendere da chi ha lavorato con Steve Jobs da una parte e da chi ha frequentato e attinto conoscenza da Sciascia e Anna Banti. Grazie ai miei maestri.

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