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QUESTO E-BOOK PROPRIO NON MI VA GIÙ!


In primo piano una mensola con libri e tre tablet con all'interno una foto continuativa di costole di libri d'epoca.

L’ E-book, come sappiamo, è un bene immateriale e intangibile. Per potervi accedere, usufruire del contenuto “intellettuale” dell’autore, ognuno di noi deve acquistare una chiave di accesso detta licenza; così facendo ogni qual volta si desidera possiamo usufruire della lettura attraverso terzi (le applicazioni o gli e-reader predisposti a questo scopo) del testo scelto.

Semmai dovessimo, in qualsiasi modo arrivare a scaricare suddetto contenuto direttamente sul nostro device, riuscendo ad accedervi tutte le volte che desideriamo, senza passare da questi strumenti, o senza il consenso dell’autore staremo attuando quella che viene definita “pirateria”.


Con l’avvento della tecnologia e la possibilità di leggere i libri in modi diversi è cambiata la percezione di ciò che acquistiamo quando compriamo un libro.

Mi spiego meglio.

Quando compravo un libro, prima dell’avvento dell’e-book, ero convinta di comprare tutta la catena produttiva per creare quell’oggetto: il lavoro dell’autore, la pubblicità della sua casa editrice, la mano d’opera e il materiale per stampare il romanzo, infine non meno importante, la complessa rete di distribuzione e vendita del libro.

Perciò quando è arrivato l’e-book, è stato normale porsi delle riflessioni, soprattutto per il prezzo da apporre a questo oggetto “intangibile” il quale materialmente, rispetto ad un libro, non sarebbe mai stato fisicamente mio.

Però il WWW ci ha insegnato a pensare in modo diverso, ad introdurre parole diverse, come il diritto d’autore e il “patrimonio intellettuale” perciò mi domando, nel 2020, cosa acquistiamo del libro?


Una storia? Un’idea, un concetto. Pertanto se filosofeggiamo, come facevano Platone e Aristotele, che sia cartaceo o digitale l’idea ha fondamentalmente lo stesso prezzo. Alla fine l’atto di leggere una storia viene compiuto in egual modo. Il fatto di come si decida di farlo, nel 2020, diventa irrilevante?

Riprendendo le fila del discorso, se siamo lettori in egual modo “tradizionali” e digitali” e l’atto stesso di leggere il libro è lo stesso, teoricamente, anche se il lettore tradizionale si porta a casa la copia fisica, perché il lettore digitale dovrebbe pagarla meno? Se ad essere acquistato è il contenuto e non il contenitore/supporto?

Torniamo però un attimo al punto iniziale del ragionamento: per l’e-book non vengono spesi soldi di stampa, produzione, macchinari/manutenzione, mano d’opera, materiali, distribuzione, etc.

Nella catena è una bella fetta di risparmio. Ed infine, torniamo sempre lì, il lettore “tradizionale” viene premiato, con la copia cartacea? Il lettore digitale, perché non contribuisce ad alimentare questa complessa macchina no?


Allo stesso tempo, però, entrano in gioco nuovi "attori", per nuovi oggetti e nuovi compiti, quindi apprendiamo quanto sia costoso il lavoro d'impaginazione per quanto riguarda un testo digitale e quanto sia laborioso e minuzioso tutto il processo grafico dietro quest'ultimo. Giustamente deve essere retribuito il giusto compenso, il quale viene quantificato a pagine.

Ma al contrario del cartaceo, il quale applica questo prezzo ad ogni singola copia, per il digitale la CE, non rientra subito dell'investimento per quanto riguarda la copia digitale, poiché si tratta di spendere la suddetta somma una singola volta, poi la distribuzione è telematica? Chi ci risponde?

Bisogna anche comprendere che le Case Editrici, in qualche modo, debbano “correre” ai ripari e tutelarsi da pirateria, covid-19, calo dei lettori e dal self Publishing, una scelta sempre più consapevole da parte degli scrittori emergenti e non.

Quindi, a cosa porterà questa scelta di marketing? Sarà il caso che le Case Editrici tornino ad essere nuovamente più “stringenti” su cosa decidere di pubblicare per ammortizzare i costi, piuttosto che riversare il costo ultimo maggiorato sul lettore? Magari trovando nuovi metodi per ampliare l'esperienza di coinvolgimento del lettore?


Purtroppo è sempre più questione di far “quadrare i conti”, piuttosto aumentare il popolo di letterati nel nostro paese. Lo so, sono un'utopista!

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