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NOVITÀ 2020: LA RICAMATRICE DI WINCHESTER. TORNA SUGLI SCAFFALI TRACY CHEVALIER.


Se il nome di Tracy Chevalier vi è nuovo, non lo sarà sicuramente uno dei suoi romanzi più conosciuti: “La ragazza con l’orecchino di perla”, basato sulla vita di Jan Vermeer e uno dei suoi dipinti più famosi “Ragazza col turbante” la Monna Lisa Olandese, i quali sono stati protagonisti, nel 2003, anche di una pellicola con interpreti Colin Firth e Scarlett Johansson.


Primo piano di un letto con un vassoio di legno, con un mazzo di fiori e un e-reader con la copertina de La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier.

Il nuovo romanzo della Chevalier, in uscita il 16 gennaio 2020, prende il titolo “La ricamatrice di Winchester” ed è pubblicato dalla Casa Editrice Neri Pozza, partita in grande stile già ad inizio anno.


Neri Pozza è una delle Case Editrici più innovative del panorama intellettuale nazionale già dal dopo guerra e resta, nello scenario dell’editoria italiana, un caposaldo di inestimabile prestigio. Basti pensare al catalogo ricco sia di pregiata letteratura sia di narrativa contemporanea commerciale. Vanta fra i suoi titoli ad esempio “Il ragazzo morto e le comete”, “Shantaram” e fra gli ultimi arrivati “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”. La casa editrice è abile maestra nel selezionare e porre all’attenzione del pubblico testi di qualità con trame intriganti, dando ai suoi titoli uno sprint tale da suscitare subito nel lettore la volontà di interessarsi al libro in questione.


"La ricamatrice di Winchester" vede la sua protagonista, Violet Speedwell, attraversare un momento molto difficile: ha perso il suo fidanzato in guerra, siamo nel 1932 e, in una società basata sul matrimonio e sulla stabilità familiare, le donne nubili sono un problema di pubblico interesse. La sua età, per l’epoca già avanzata (trentotto anni), non la aiuta e rischia di farla rientrare fra quel gruppo di donne chiamate con lo sgarbato appellativo di "zitella". Oppressa anche dalle continue rimostranze della madre Violet lascia la sua casa nel Southampton per trovare lavoro prima come dattilografa e poi come ricamatrice nell’associazione delle ricamatrici della cattedrale della Sig.ra Louisa Pesel e diretta Sig.ra Biggins.


Violet scoprirà che la trama della vita di ognuno di noi può essere sovvertita con la determinazione. Tutto questo avverrà grazie alla consapevolezza acquisita attraverso nuovi incontri e l'intreccio di interessanti amicizie, nell’atmosfera di un’Inghilterra anni trenta senza tempo descritta con la destrezza che contraddistingue la scrittrice Tracy Chevalier.


- Per la trama completa del romanzo vi invito a consultare la scheda sul sito della Casa editrice.


Penso proprio che una copia finirà sulla mia libreria! Anche se ho una miriade di titolo che aspettano ancora di essere letti. La trama è interessante, importante e piena di spunti di riflessione. Infine, essendo estimatrice della letteratura inglese, di donne travolte dalle ferre regole della società, non posso esimermi dal leggerlo perché questo genere di romanzi mi appassionano molto.


Ma com’è nato il fenomeno delle ricamatrici? Per quanto riguarda l'Italia, in poche parole, anche se penso sia successa la stessa cosa in gran parte d'Europa, ricamare è sempre stata un'attività, il più delle volte, riservata esclusivamente al gentil sesso. Già due secoli fa le fanciulle nobili o benestanti, avevano il privilegio di prepararsi il corredo nuziale (la famosa dote) da sole con le proprie mani. Quindi il ricamo in alcuni casi, è diventato un’occupazione che ha contribuito in qualche modo a creare una certa autonomia per la donna, che fosse per passatempo o che si trattasse di un'attività. Per le giovani dei ceti popolari fu l'unica fonte di reddito per più di un secolo. Lavoravano su commissione per le famiglie più abbienti o per il clero. Nacquero così nell'Ottocento e anche nel secondo dopo guerra su iniziativa di istituti religiosi, numerosi centri di artigianato femminile che insegnavano a ragazze orfane o povere quest'arte così raffinata. Non si imparava dai libri. Per questo le competenze e le tecniche si trasmettevano oralmente, con l'insegnamento e le ore di pratica. Le ricamatrici usavano lavorare assieme, all’interno di una stanza quando faceva più freddo, o riunite in crocchio dove potevano, magari davanti le proprie abitazioni durante i periodi più caldi.


Per concludere voglio raccontarvi un aneddoto: il titolo “La ricamatrice di Winchester”, ha riportato alla memoria una famiglia di sarte e ricamatrici, nubili fiorentine (di Coverciano per la precisione) in cui mi sono imbattuta molti anni fa e mi sono rimaste nel cuore. Qualcuno ha già capito di chi sto parlando? Si proprio loro! Le famosissime “Sorelle Materassi” di Aldo Palazzeschi. Un libro di cui vi consiglio vivamente la lettura, un classico che non tutti conoscono, ma è stato tradotto ben in 16 lingue e ne hanno fatto innumerevoli trasposizioni sia teatrali che cinematografiche.

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