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RECENSIONE IL MUSEO DELLE PROMESSE INFRANTE

Aggiornamento: 22 apr 2021

“Chi di noi non ha mai vissuto sulla pelle gli effetti di una promessa non mantenuta? Le conseguenze possono essere divertenti, tragiche, passeggere o permanenti.”


Primo piano della copertina del romanzo Il museo delle promesse infrante con accanto una tazzina di caffè, un portatile e delle polaroid.

Autore: Elizabeth Buchan

Editore: Nord

Numero Pagine: 396

Disponibile: Kindle / Copertina Flessibile.


Trama: Il romanzo si svolge principalmente a Praga nell' estate del 1986. Viviamo i giorni frenetici degli Anatomie gruppo dissidente che combatte contro il Regime, con alla propria musica ed una compagnia di spettacoli teatrali di marionette, grazie alle quali manda messaggi subliminali di speranza e opposizione politica. Il loro Leader è Tomas, di cui Laure Carlyle (protagonista del romanzo) è perdutamente innamora. La ragazza si trova a Praga come "ragazza alla pari" dalla famiglia Kobes, per allontanarsi da Parigi vista la recente perdita del padre. Stando insieme a Tomas, entrando a far parte della compagnia teatrale, pur non sapendone inizialmente i meccanismi, Laure parteciperà ad un "gioco" pericoloso di silenzi, pedinamenti e quant’altro dove scopriremo (senza troppa fatica) esserci in campo, nell'ombra, una serie di giocatori in atto fra i quali anche lo stesso Petr Kobes, il datore di lavoro di Laure, innamoratosi col tempo perdutamente di lei. Anni dopo, tornata a Parigi, Laure aprirà e dirigerà un inconsueto museo: il Museo delle promesse infrante, in questo luogo ognuno può lasciare un oggetto particolarmente simbolico per elaborare una conclusione.

Fra le opere esposte, la prima sarà proprio un oggetto lasciato dalla stessa Laure. Cos'è successo?


“Credo che la verità sia questa: troviamo difficile accettare la fine delle cose. Donare al Museo delle promesse infrante, dove gli oggetti sono trattati con cura, rispetto e un po’ di umorismo può avviare un processo di guarigione.” - Laure Carlyle.

Oakleigh-Walker, in arte Elizabeth Buchan, classe 1948 è una scrittrice britannica di libri di saggistica e narrativa dal 1985. Il suo romanzo "Consider the Lily" ha vinto il premio Romantic Novel of the Year nel 1994, mentre nel 2001 del suo libro "Revenge of the Middle Aged Woman" ne è stata fatta una trasposizione cinematografica per il canale della CBS.

Negli anni '70, ottenne una doppia laurea in inglese e storia all'Università del Kent a Canterbury. Il 20 aprile 1974, sposò Benjamin William Alastair Buchan, nipote del romanziere e politico John Buchan. Ha iniziato a lavorare come scrittrice per Penguin Books, poi come Fiction Editor presso Random House. È anche patrona del Guildford Book Festival e della National Academy of Writing. Attualmente vive a Londra.


Se dovessi portare qualcosa nel museo delle promesse infrante,

probabilmente porterei questo libro.


Ora vi spiego perché non ha fatto al caso mio: quando si fa

un’affermazione del genere è importante motivarla con valide

argomentazioni, che possono e devono essere puramente personali.


La lettura de Il museo delle promesse infrante lo ammetto non è stata facile. Per tutti coloro i quali sono alla ricerca di un libro lento, da leggere poco per volta, da non concludere in pochi giorni lo consiglio assolutamente è perfetto per voi. Io ho fatto fatica, in certe parti, ad andare avanti.


La narrazione è in terza persona. La struttura delle frasi è telegrafica quindi troviamo periodi molto corti. Le descrizioni della Buchan non facilitano ad immaginare il contesto: le similitudini usate e le parole scelte sono dislocate, inefficaci per l’immaginazione, pertanto inutili allo scopo ultimo di aiutare il lettore a dipingere nella sua mente le situazioni o i contesti in cui si svolgono le scene del romanzo.


Ma parliamo del punto nevralgico: Il museo delle promesse infrante è un Incipit, un Entrée al romanzo vero e proprio il quale si scoprirà essere una "spy story" politica (parolone) e un triangolo amoroso unilaterale, ambientati nella disillusa, controllata e spietata Praga degli anni ’80 quasi '90. Successivamente si sposterà, neanche troppo, nella Berlino della riunificazione post caduta del muro e a sprazzi nella Parigi del museo delle promesse infrante, ad elaborazione di un lutto, di un fallimento e di una frustrazione vissuta dalla protagonista che si sentirà perennemente incompleta nell’attesa di scoprire la sorte riservata al suo Tomas.


Il percorso evolutivo disegnato per Laure, secondo il mio modestissimo parere, è stato terrificante. Se avessi avuto un centesimo per ogni volta che ho trovato le parole “desiderio” e “desideravo” riferite a Laure ogni qual volta stava con Tomas probabilmente avrei comprato un'altra copia del libro. Qui mi fermo con la polemica. Tralascio anche il capitolo con Petr Kobes a Berlino. Buchan le ha riservato un pessimo sviluppo, soprattutto in virtù di ciò che aveva vissuto nell'arco della narrazione. Però ho apprezzato le descrizioni di Marenka, la marionetta, e Kočka, la gatta, (bellissime tra l'altro) sono chiare metafore rappresentanti Laure descrivendola in due determinati momenti della sua vita.


Infine, da personaggio marginale ci troviamo pagine e pagine dal “Il diario di Petr Kobes” a caso, come fosse il secondo protagonista del libro e lo scopriamo a metà del romanzo? Io del suo punto di vista, banalmente, ne facevo volentieri a meno. Magari una introspettiva di Tomas, i giorni della sua detenzione, cosa è successo dopo? No. Kobes. Scelta curiosa.


Arrivata alla fine del libro ho percepito dei vuoti di trama allucinanti o una storia strutturalmente molto vacillante, scegliete la versione (dopo aver concluso la lettura) con cui vi trovate più affini.

Infatti il finale? Clac non pervenuto.


Quindi ricapitolando, il libro può risultare anche godibile, sempre se ami alla follia la storia cecoslovacca, poiché può essere una verosimile(?) testimonianza di ciò che è accaduto all'epoca.


Inoltre vengono trattati temi come il concetto di ritualità, elaborazione del lutto, la necessità di una conclusione, il dolore per qualcosa che si è perso o la frustrazione per qualcosa che non si è stati in grado di portare a compimento oppure non si ha avuto la forza di proteggere.

Non sono questioni da sottovalutare, dato che la nostra società tende sempre più a reprimerle.


Tutto è stato vanificato poiché non è stato dato al lettore il contenuto che si aspettava: il museo.


Nota positiva è la bellissima ed inconfondibile Gatsby’s Cover. Sempre eleganti e accattivanti.


Pertanto, cosa posso dirvi, alla luce del non essere il libro che potreste aspettarvi, potete dargli una possibilità, purché abbiate ben chiaro per trasparenza che andrete a leggervi una storia d’amore ambientata in un contesto storico dove è pressoché preponderante e protagonista.


Un caro saluto e buona lettura!

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