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RECENSIONE L'ULTIMO UNICORNO

L’ultimo unicorno racchiude in sé tantissimi ricordi della mia infanzia. Più del libro, la trasposizione cinematografica: quando ero piccolina, mio padre mi portava spesso al videonoleggio a prendere una miriade di cassette di cartoni animati, un po’ come si fa con i libri in biblioteca, le guardavo a sfinimento, per poi restituirle e ricominciare da capo.

In primo piano E-reader con la copertina del romanzo l'ultimo unicorno di Peter S. Beagle

Così ho conosciuto cartoni animati che non ho mai abbandonato e ho amato immensamente fino ad oggi: “Nightmare Before Christmas”, il “Piccolo Nemo nel mondo dei sogni”, i film degli “Orsetti del Cuore”, Basil l'investigatopo e fra questi c’è anche “L’ultimo Unicorno”.


Il film d’animazione ve lo consiglio assolutamente, è molto poetico, i disegni sono davvero particolari per essere del '82 e annoverò nel doppiaggio originale addirittura la collaborazione di Angela Lansbury, per il ruolo di Mamma Fortuna e Christopher Lee per quello di Re Haggard.


Molti degli animatori che realizzarono il film d’animazione sarebbero stati quelli che successivamente avrebbero fondato con Hayao Miyazaki il famoso Studio Ghibli.


♦ ♠ ♥ ♣


Autore: Peter S. Beagle

Casa Editrice: Kappa Edizioni

N° pagine: 238

Disponibile: Cartaceo


L’approccio di una bambina incantata dalla magia e dagli unicorni è decisamente diverso, pertanto questa volta, ma SOLO questa concedetemi la licenza di preferire il cartone animato al libro, che ho trovato decisamente più scarno e meno emozionante.


Il romanzo è raccontato da un narratore fuori campo, ma sono presenti molti discorsi diretti i quali rendono dinamica e fluida la lettura, poiché dobbiamo ricordare rientra comunque in una lettura fantasy.


A ogni personaggio è richiesto di stare al suo posto, di vivere con ciò che la natura gli ha offerto.


Ognuno di loro, pur sapendo di avere un ruolo nella storia, dove è garbatamente richiesto di non rompere gli equilibri perché “tutto è bene resti com’è”, decide di spingersi oltre perché ha la necessità di cercare una nuova versione migliore di se stesso.


L’unicorno ha bisogno di sapere oltre la radura incantata, ove è guardiana e a suo modo custodita, se ci sono altri della sua specie o se è davvero l’ultimo unicorno rimasto.

Da qui tutto ha inizio.


Schmendrick “il mago” il quale all’inizio mago proprio non è, anch’egli ha bisogno di spingersi oltre, perché vuole imparare davvero a padroneggiare le arti magiche e ci riuscirà solo al fianco di Lady Amalthea; Molly Grue vuole andare oltre la vita di stenti che le è stata riservata, nella radura con i briganti, come anche il Principe Lir e Re Haggard scopriranno il loro obbiettivo.


Sarà il “twisted” finale a far capire loro, che ciò di cui erano alla ricerca non era ciò di cui avevano realmente la necessità, in un tripudio di connotati e significati ben precisi e l'evolversi della narrazione..


Chiari saranno anche i riferimenti di costrizione e supremazia per potere (nel primo caso) e terrore con supremazia per compiacimento (nel secondo) inflitti dai personaggi di Mamma Fortuna e del Toro Rosso, due figure molto caratterizzanti e significative viste in trasposizioni cinematografiche e letteratura.


Un fantasy d’altri tempi, quando la cavalleria non era morta e il garbo del “giusto” e l’eleganza dei modi si rispecchiava perfettamente nella società come nella letteratura.


Per una volta penso sia una storia più bella da vedere che da leggere, perché la parte visiva e uditiva danno un “spinta” in più creando un insieme molto più gradevole.


Temo la sola lettura, per il tipo di fantasy corposo e appassionante al quale siamo abituati adesso, possa far risultare la storia troppo semplice e scarna agli occhi del lettore.

(Cosa che può risultare anche per il cartone in effetti!)


Buona lettura!


Fatemi sapere cosa avete preferito, cartone o libro?





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