RECENSIONE L'ULTIMO UNICORNO
- Fatti un Libro
- 7 lug 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 22 apr 2021
L’ultimo unicorno racchiude in sé tantissimi ricordi della mia infanzia. Più del libro, la trasposizione cinematografica: quando ero piccolina, mio padre mi portava spesso al videonoleggio a prendere una miriade di cassette di cartoni animati, un po’ come si fa con i libri in biblioteca, le guardavo a sfinimento, per poi restituirle e ricominciare da capo.

Così ho conosciuto cartoni animati che non ho mai abbandonato e ho amato immensamente fino ad oggi: “Nightmare Before Christmas”, il “Piccolo Nemo nel mondo dei sogni”, i film degli “Orsetti del Cuore”, Basil l'investigatopo e fra questi c’è anche “L’ultimo Unicorno”.
Il film d’animazione ve lo consiglio assolutamente, è molto poetico, i disegni sono davvero particolari per essere del '82 e annoverò nel doppiaggio originale addirittura la collaborazione di Angela Lansbury, per il ruolo di Mamma Fortuna e Christopher Lee per quello di Re Haggard.
Molti degli animatori che realizzarono il film d’animazione sarebbero stati quelli che successivamente avrebbero fondato con Hayao Miyazaki il famoso Studio Ghibli.
♦ ♠ ♥ ♣
Autore: Peter S. Beagle
Casa Editrice: Kappa Edizioni
N° pagine: 238
Disponibile: Cartaceo
L’approccio di una bambina incantata dalla magia e dagli unicorni è decisamente diverso, pertanto questa volta, ma SOLO questa concedetemi la licenza di preferire il cartone animato al libro, che ho trovato decisamente più scarno e meno emozionante.
Il romanzo è raccontato da un narratore fuori campo, ma sono presenti molti discorsi diretti i quali rendono dinamica e fluida la lettura, poiché dobbiamo ricordare rientra comunque in una lettura fantasy.
A ogni personaggio è richiesto di stare al suo posto, di vivere con ciò che la natura gli ha offerto.
Ognuno di loro, pur sapendo di avere un ruolo nella storia, dove è garbatamente richiesto di non rompere gli equilibri perché “tutto è bene resti com’è”, decide di spingersi oltre perché ha la necessità di cercare una nuova versione migliore di se stesso.
L’unicorno ha bisogno di sapere oltre la radura incantata, ove è guardiana e a suo modo custodita, se ci sono altri della sua specie o se è davvero l’ultimo unicorno rimasto.
Da qui tutto ha inizio.
Schmendrick “il mago” il quale all’inizio mago proprio non è, anch’egli ha bisogno di spingersi oltre, perché vuole imparare davvero a padroneggiare le arti magiche e ci riuscirà solo al fianco di Lady Amalthea; Molly Grue vuole andare oltre la vita di stenti che le è stata riservata, nella radura con i briganti, come anche il Principe Lir e Re Haggard scopriranno il loro obbiettivo.
Sarà il “twisted” finale a far capire loro, che ciò di cui erano alla ricerca non era ciò di cui avevano realmente la necessità, in un tripudio di connotati e significati ben precisi e l'evolversi della narrazione..
Chiari saranno anche i riferimenti di costrizione e supremazia per potere (nel primo caso) e terrore con supremazia per compiacimento (nel secondo) inflitti dai personaggi di Mamma Fortuna e del Toro Rosso, due figure molto caratterizzanti e significative viste in trasposizioni cinematografiche e letteratura.
Un fantasy d’altri tempi, quando la cavalleria non era morta e il garbo del “giusto” e l’eleganza dei modi si rispecchiava perfettamente nella società come nella letteratura.
Per una volta penso sia una storia più bella da vedere che da leggere, perché la parte visiva e uditiva danno un “spinta” in più creando un insieme molto più gradevole.
Temo la sola lettura, per il tipo di fantasy corposo e appassionante al quale siamo abituati adesso, possa far risultare la storia troppo semplice e scarna agli occhi del lettore.
(Cosa che può risultare anche per il cartone in effetti!)
Buona lettura!
Fatemi sapere cosa avete preferito, cartone o libro?
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