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RECENSIONE LA QUATTORDICESIMA LETTERA

Aggiornamento: 22 apr 2021


Copertina del libro cartaceo vista dall'alto con oggetti a completare la composizione come luci ledi, noci lettere e filo di canapa, etc...

Autore: Claire Evans

Casa Editrice: Neri Pozza

N° Pagine: 448

Prezzo: 18.00 € (Cartaceo) / 17.10 € (5%) / 9.99 € (Kindle)

Disponibile in: Kindle / Copertina Flessibile

 

Trama: È una mite sera di giugno del 1881, la sera della festa di fidanzamento di Phoebe Stanbury. Mano nella mano di Benjamin Raycraft, il fidanzato appartenente a una delle famiglie più in vista della Londra vittoriana, Phoebe accoglie gli invitati con un sorriso raggiante di gioia. È il suo momento, l’istante che suggella la sua appartenenza alla buona società londinese. Un istante destinato a durare poco.

Dalla folla accalcata attorno alla coppia si stacca una sinistra figura, un uomo nudo, sporco di fango e col torace coperto da una griglia di tatuaggi, come un fiore gigante. L’uomo solleva il braccio verso Benjamin, facendo balenare la lama stretta nella mano: «Ho promesso che ti avrei salvato» dice, prima di avventarsi sull’ignara Phoebe e tagliarle la gola con un rapido gesto

La mattina seguente, a pochi chilometri di distanza, William Lamb, ventitré anni e l’ambizione di diventare socio dell’avvocato Bridge una volta completato il praticantato, fa visita a un cliente molto particolare, Ambrose Habborlain, sino a quel momento seguito esclusivamente da Bridge. Si ritrova al cospetto di un uomo dai capelli canuti e dallo sguardo smarrito che, in preda alla paura, gli consegna un misterioso messaggio: «Dite a Bridge che il Cercatore sa».

Tornato allo studio, William spera di avere da Bridge delucidazioni sull’oscuro comportamento di Habborlain. Ma, contro ogni aspettativa, l’anziano avvocato viene colto anche lui dal terrore. Con affanno apre l’ultimo cassetto della scrivania, estrae un piccolo cofanetto in legno sul cui coperchio sono intagliati sette cerchi all’interno di un ottavo, a formare un grande fiore, e lo affida a William con la raccomandazione di tenerlo al sicuro e non farne parola con nessuno.

Tra rocambolesche fughe, una misteriosa setta disposta a tutto pur di realizzare i propri scopi e un terribile segreto che affonda le sue radici in un lontano passato, William vivrà giorni turbolenti in una Londra vittoriana che, come un gigantesco labirinto di misteri, custodisce antiche leggende e oscure macchinazioni, saperi secolari e nuovi pericolosi intrighi.


 

Se Beautiful non fosse ambientato in una casa di moda di Los Angeles ma bensì nella Londra vittoriana sicuramente avrebbe avuto come titolo "La quattordicesima lettera". Basta sostituite Forrester con Raycraft! Sempre bei vestiti ci sono.


Una delusione e prometteva davvero così bene! Ho faticato a finirlo.


Punto di forza le arabesque formidabili della copertina targata Gatsby book, come sempre molto elegante.


La trama è intrigante, pungente e accattivante, all'apparenza ha tutto. Il problema? Come i trailer del cinema, ti raccontano praticamente il meglio del film! L'unica domanda che ti poni durante la lettura è "Ma dunque, quanto manca?"


Dal decimo capitolo in poi è stata la morte. Nessun aggrappante che fomentasse l'ardore per concludere il romanzo, noiose descrizione in una trama trita e già vista con elementi un po' presi qua e là. Diciamo la parte conclusiva, non so se poteva essere perfetta per un sequel di Wild Wild West o un film di Michael Bay.


La scrittura della Evans sembra non aver trovato mai perfetta sintonia con la storia. Spenta. Anche quando il lettore avrebbe dovuto sentire empatia nei momenti più critici. Era scritta per scrivere non per emozionare.


William Lamb, beh lasciamolo fare, Lamb di nome e di fatto. Ipotizziamo sia davvero “l'antieroe” che fa un percorso evolutivo, poi nel finale lo ridisponi al punto di partenza? Non sono d’accordo col finale.


L'autrice spiega nelle note con dovizia di particolari a quali figure storiche, 1800-1900, si è ispirata per i personaggi della sua storia. Purtroppo la sottile linea dal prendere ispirazione a creare stereotipati cliché è davvero flebile.


Colpo di genio, in tutto questo trash letterario, diciamolo era la perfetta trama per un film da Hollywood, il tocco di classe è stato il "Cameo Star Wars". Poteva mancare?


Riassumerei, come l'inizio delle più comuni barzellette "C'erano un tedesco, un inglese e un americano..."


Buona lettura! Fatemi sapere se il vostri parere è discordante dal mio!

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